martedì 28 ottobre 2008

LIBERI DI SCEGLIERE

Sono incazzata. Davvero. Sto scrivendo dal computer del dipartimento di asia orientale e sono incazzata. Mi sveglio alle 5.45, mi vesto, anche se vorrei tanto girarmi dall'altra parte e vengo a lezione. Il docente non c'è. Ha sospeso la didattica per protestare contro la legge 113. Anche a me non piace quella legge, ma se si sospende la didattica sarebbe il caso di avvisare gli studenti come fatto dalla facoltà di scienze di Verona.

I motivi sono giusti per carità. Ma io voglio scegliere. Se perdere ore di insegnamento per marciare in corteo o dissentire continuando a frequentare le lezioni. Intanto sicoramente questa lezione la dovremo recuperare. E quando, vista la scarsità endemica di aule che Cà Foscari soffre da anni? Dopo Natale ovvio, durante la settimana che ci serve per l'ultimo ripasso prima della sessione d'esame. Stai fresco.

Non dico che non si debba protestare, ma l'istruzione è un diritto garantito dalla Costituzione e va rispettato. Ci si lamenta perchè il governo non lo fa e poi ci si comporta allo stesso modo? Non è portando in giro bare finte che si risolvono i problemi. E se è vero che questa riforma toglie mezzi a un sistema già in equilibrio precario, l'università andrebbe comunque riformata. Tornando ai vecchi cinque anni ad esempio e punendo quei membri del corpo docente che non sono mai reperibili non rispondono alle mail degli studenti o "l'esame lo dovete fare al primo appello tutti perchè non ho voglia di venire a luglio a rompermi i coglioni per due persone."

E smettetela di fare paragoni con i college americani: lì il sistema è diverso sin dalle elementari. E sarà vero che si paga molto di più per studiare, ma se hai i meriti ti viene garantita la possibilità di accedere a borse di studio all-inclusive, e lì sì che si può fare ricerca.

Qua le borse di studio le vincono i figli di professionisti che mentono sulla dichiarazione dei redditi. In America, ma non solo là, è molto più difficile evadere il fisco.

Ma si sa, in Italia a essere premiati e farla sempre franca sono i cosiddetti "furbetti del quartierino".

3 commenti:

SoldierBlue ha detto...

Giusto! Anche perché io non riesco a fare a meno di chiedermi: non esistono modi di protestare che non coinvolgano lo sciopero? Capisco i lavoratori che ci perdono lo stipendio (non che quel genere di sciopero mi piaccia, perché ci vanno di mezzo i cittadini etc etc, ma questo è un altro discorso) ma quanti ragazzini di 15-18 anni se ne stanno a casa o fanno "occupazione" solo per non studiare, o per giocare al campeggio? Dovrebbero trovare un tipo di protesta che non abbia secondi fini, allora sì che ci crederei.

kalligalenos ha detto...

Parole sante! Il che mi fa tornare alla memoria i miei trascorsi scolastici di "picchiatrice"... come sfondavo i picchetti io per raggiungere l'aula al liceo, non lo faceva neanche un rugbista del pacchetto di mischia!

Anonimo ha detto...

Sono entrata in questo blog da quello di Soldierblue. Dici cose giustissime: anch'io sono contraria alle manifestazioni in piazza in stile "baraccone"; tuttavia, il 30 ottobre ho scioperato silenziosamente, ossia, ho rinunciato a un giorno di stipendio per esprimere il mio disappunto nei confronti di questa riforma... Comunque la scuola in cui insegno era chiusa e i ragazzi e le famiglie erano stati avvertiti in tempo utile per organizzarsi. Questo è stato il PRIMO sciopero della mia vita. Sono una persona moderata, solitamente pacifica e credo molto nel dialogo. In questo caso, purtroppo, qualsiasi tentativo di dialogo ci è stato negato dall'"alto". Lo dico con cognizione di causa, dato che lavoro da 8 anni nell'ambiente e conosco bene le dinamiche. Una riforma è NECESSARIA. La scuola è in crisi per colpa della mancanza di responsabilità dei singoli. Ma questa "riforma", proposta da Gelmini e Tremonti (eh sì! perché qui non è una questione didattica e pedagogica ma SOLAMENTE finanziaria!), NON è una riforma sensata. Le uniche cose valide (i voti numerici, il voto in condotta, ecc.) non sono particolarmente determinanti. Il resto finirà per danneggiare i migliori, quelli che lavorano e sulle cui spalle sta anche quella caterva di "fannulloni" (ce ne sono parecchi!) che però continueranno a sopravvivere, perché i tagli riguarderanno le giovani leve, chi ha pochi punti e quindi deve "sloggiare". I tagli vanno fatti, ma non "a casaccio", facendo di tutte le erbe un fascio: vanno tagliati i rami secchi, non tolta linfa a quelli vivi! E nelle università i tagli non intaccheranno comunque i baroni, spesso ammanicati con i politici di turno, ma i poveri dottorandi e i precari. Il fatto è che chi ha proposto questa "riforma" non ha la minima competenza didattica e pedagogica e specialmente ignora le realtà dei fatti. Anche il discorso delle classi-ghetto per gli stranieri è assurda, antiquata, razzista. Nella mia scuola ci sono parecchi stranieri, che ovviamente devono seguire un corso a parte, con un mediatore culturale specializzato. Noi abbiamo un mediatore culturale e a volte vengono anche organizzati corsi di alfabetizzazione per loro. Ma il bello è inserirli ANCHE in classi normali, dove possano amalgamarsi con gli italiani, portare la loro ricchezza culturale. Inoltre, come si pensa di poter costituire classi di 35 alunni? Dove finisce la personalizzazione della didattica con classi così numerose? Altro che costruttivismo, qui torniamo indietro di anni luce e proponiamo una scuola pavloviana, un indottrinamento, non una formazione! La questione, quindi, è molto più complessa di come a volte i mass media (spesso pilotati ad arte) lasciano credere all'opinione pubblica, manipolata con discorsi demagogici. Anch'io auspico un dialogo e una risoluzione diversa dei problemi. Ma vi assicuro che in questo specifico frangente i "vertici" hanno giocato sporco, anticipando anche i tempi formali di ufficializzazione della legge, in maniera anti-democratica.